Il successo di un prodotto? Dipende anche dalla scelta dell’influencer marketing.
Non esiste una strategia unica e sicura riguardo la scelta del ‘giusto’ influencer marketing, mentre è un fatto che non si investe su un influencer solo ed esclusivamente in base a potenziale di ‘arrivare a un (ampio) pubblico. Diversi altri fattori possono infatti decretare il successo o il fallimento di una campagna promozionale, anche affidandosi all’opinion leader del momento, e che i ‘brand marketer’ non possono ignorare.
3 modi per non spendere denaro e risorse su un influencer poco ‘influente’
- Costruire relazioni autentiche con gli influencer. È la prima scelta intelligente da fare perché consente di mantenere un rapporto a lungo termine e dall’altro di potere misurare sulla bilancia il costo effettivo tra spesa iniziale investita e ‘guadagno influenzato’ ottenuto. Quando questi due fattori si incrociano, dicono gli esperti, il ritorno di investimento è assicurato. Scegliere un influencer solo per una campagna spot potrebbe amplificare nell’immediato le citazioni del brand o la spinta all’acquisto del prodotto, ma l’effetto generalizzato potrebbe essere a bolla di sapone. Allora? Piuttosto che optare un influencer per una campagna pubblicitaria, meglio coccolarlo nel tempo. Un caso emblematico, ad esempio, è il rapporto che Urban Decay è riuscita a intessere con Melissa Alatorre, influencer in tema di bellezza, con ricadute importanti sulla visibilità e impatto del marchio a lungo termine. Questo sta a significare che i maggiori guadagni derivano dalla capacità di ‘sfruttare’ e impiegare l’influenza dell’influencer al di fuori (o oltre) le campagne ufficiali.
- Preferire un influencer in bi-sintonia con marchio e pubblico. È importante valutare quanto l’influencer prescelto per la campagna si identifichi con il prodotto e il brand ma soprattutto con il pubblico al quale esso è diretto. Senza trascurare, naturalmente, l’impegno che l’influencer mette nella sua opera di persuasione. Ad esempio L’Oreal, presente sul mercato con più di 34 marchi in 150 paesi, volendo ‘centrare’ il miglior influencer, tale da aver la maggiore e migliore cassa di risonanza all’interno del proprio settore demografico e del tipo di prodotto, ha scelto di affidarsi a Chiara Ferragni, seguitissima dai suoi follower e di presa certa sul pubblico, seguendo la “moda” del momento. Diversa invece avrebbe dovuto essere la scelta di Lancome, appartenente anch’essa al gruppo L’Oreal, che si rivolge a una clientela più di èlite.
- Focus sulla qualità delle prestazioni dell’influencer. È questa la terza mossa giusta ed efficace per guadagnarsi il pubblico. Insomma vale la pena puntare maggiormente sulla quantità e il coinvolgimento che l’influencer ha con il pubblico, piuttosto che sulla sua popolarità. Amika, azienda produttrice di prodotti per capelli premium, ad esempio per il rilancio del prodotto, ha introdotto il proprio marchio in Sephora, scegliendo un influencer che parla a un pubblico che per età, interesse alla cura dei capelli e con stili creativi differenti, normalmente ricorre a Sephora per i propri acquisti e attraverso il quale potesse avere un effetto positivo di ‘passa-parala’ e dunque un allargamento della clientela. Risultato? Le aspettative sono andate ben oltre le attese, aumentando il senso di brand awareness e di engagement, in termini pratici: maggiori vendite in store e online.